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La Thailandia e quelle cure che illudono
di Marisa Melis
QUOTIDIANO SARDEGNA DEL 17 APRILE 2013
Era il 2011.Lo vidi tra il pubblico durante una trasmissione che trattava il problema della disabilità.
Parlava di una cura miracolosa, per lui malato di SLA, ma bisognava andare a Bangkok in Thailandia.
Doveva fare il trapianto delle cellule staminali, ma servivano 30 mila euro, che lui non aveva.
Qualcuno gli parlò di cure “campate in aria”, lo disse un altro malato sempre di SLA , persona “attiva” per quanto riguarda l’aggiornamento su tutto ciò che esiste al mondo sulla ricerca per migliorare la qualità della vita, pensando a queste malattie degenerative.
Non volle sentire ragione, era l’unica speranza che gli rimaneva, voleva giocarsi quella carta. Parlare in questi casi è estremamente delicato e, questi malati con cui vuoi dialogare erigono un muro impenetrabile.
Andai via dalla trasmissione un po’ scoraggiata, pensando a questo ragazzo di 30 anni che non ascoltava l’altro malato che di anni ne aveva quasi il doppio, ma aveva tutta un’esperienza che l’ha portato a fare lotte estreme,davanti al Ministero della salute, con ossigeno e ambulanze al seguito, per garantire più tutele per “tutti”.
Raggiunta la cifra necessaria,con delle collette, partì.
Lo rividi, in un’altra occasione, sorridente e mi fu ricordato chi era. Caspita l’avevo conosciuto bambino, poteva avere 5 anni, abitavamo nello stesso palazzo. Si parlò del trapianto, era gasato, era appena rientrato dalla Thailandia.Visitai il suo profilo di fb che mostrava le foto del trapianto.
Inorridii , vedendo che le iniettavano le staminali e lui stava in “pigiama” in una stanza che di sterile aveva solo la parola, tendaggi pesanti alle pareti. Il medico indossava dei normali pantaloni, certo però aveva i guanti in lattice(?).Pensando alle nostre sale operatorie mi venne in mente quanto si possano prendere per il naso le “persone ingenue”.
Il declino fu tremendo, in breve tempo finì sulla sedia a rotelle, per seguire la Thailandia, aveva smesso di fare le cure di mantenimento che i pazienti normalmente fanno.
Su facebook non posta più niente e inveisce contro chi vuole truffare le persone malate.
Purtroppo quando le storie finiscono male, non conosciamo mai la conclusione.
Tanti appelli per raccolte fondi e poi? Sarebbe auspicabile e di aiuto a tanti deboli che potrebbero cadere nella rete di cose poco piacevoli, che queste persone che si sono sentite truffate, andassero alle stesse trasmissioni e raccontassero di essere state vittime di questi imbrogli.
Giusto per chiarezza.
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